
TRASCENDERE
Sciogliere lo sguardo liquido sconfinando al di là del limite, immaginare oltre l’orizzonte imposto un futuro irriducibile ai mezzi toni e alle mezze misure, travalicare una concezione del Sé che è apparente e contenuta nei perimetri epidermici, nei flussi ciclici di sangue e linfa, nei discorsi che uno fa.
La nuova serie di lavori di Nicoletta Furlan è dominata dalla presenza inequivocabile e incombente della linea orizzontale che definisce nettamente il confine steso tra sotto e sopra, tra una solida e pesante consistenza, la terra dura o la massa profonda di un mare e un etereo spazio sconfinato, un’atmosfera satura di vapori, un cielo crepuscolare.
Nella divisione dello spazio della tela, questa crosta terrestre (o marina, se si pensa alla predilezione dell’artista per l’ambiente acquatico) rimane sempre sottile, un po’ inferiore all’altezza dello sguardo di chi osserva, indice forse di un’insofferenza, un disinteresse per le cose contingenti del quotidiano, contro un desiderio di sollievo: fai un salto, stacca i piedi, dimenticati della gravità. Contrapporsi.
Nella divisione dello spazio della tela, la testa di chi guarda è nell’aria, libera di astrarre, di perdere la risoluzione figurativa del paesaggio per trovarsi sbalordita al cospetto di un sentimento proprio e profondo. Il cielo è una coltre di nubi poggiata su un fondo sabbioso, di fumi, di rifrazioni, di spessori grossi, grassi e velati, a occultare ciò che l’artista promette d’incontrare in quell’Oltre che non si sa cos’è, o che cosa sarà. Nascondere per lasciare che l’intuito si eserciti. Confliggere.
Nel movimento verticale dello sguardo, la spinta bidimensionale a salire affaccia prospetticamente per penetrare la finestra della tela, perdendosi. E’ un lavoro di sospensione dell’attimo, il passo che valica il bordo si congela in un tempo cristallizzato, non immobile ma rallentato. E’ un paradosso, un orizzonte degli eventi che attira verso la singolarità. Nella serie delle variazioni, ogni tela è simultaneamente il fotogramma di questo momento. Correnti ascensionali, strati cumuliformi, mutazioni atmosferiche di un meteo senza sole. Ma è giorno e il sole traspare accendendo le tinte pastello degli azzurri e lilla, scaldando i verdi di proiezioni tropicali, mescolando i toni del movimento e della stasi, minacciando tempesta, vagheggiando picchi montani e passeggiate solitarie, sussurrando nell’alba il tramonto, in silenzio.
Quello di Nicoletta Furlan è un gesto impressionista permeato d’espressione. Nello studio analitico della pittura, ineluttabilmente limitato a un’immagine, un punto di vista, una gamma tonale, un’ossessione, un interesse vivido, un tarlo, riverbera il mantra della meditazione di un precisissimo momento limitato nell’ora in cui l’artista sente e comunica minuziosamente (per chi abbia voglia di percepirlo) uno stato intimo generosamente e coraggiosamente esposto, quindi condiviso.
(Barbara Fragogna. 2024)